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Le emozioni

L’INTELLIGENZA EMOTIVA è la nostra capacità di comprensione della vita emotiva propria ed altrui, nonché la possibilità che ne consegue di gestione delle emozioni. Una vita emotivamente intelligente ha come risultato la pienezza e la vivacità interiore ma anche l’equilibrio e l’armonia con gli altri e con l’ambiente che ci circonda.

Infatti ogni essere umano è unico e speciale e vive in modo personale gli avvenimenti e le relazioni con le persone che lo circondano; ognuno ha sensazioni fisiche proprie e bisogni particolari, che cambiano continuamente: tutto ciò influenza il modo emotivo di ciascuno e la sua complessità. Restare in contatto con le nostre emozioni ci è utile per essere sani e sereni psicologicamente, per scegliere e costruirci la nostra vita, essendone protagonisti e responsabili, attraversando le avversità senza esserne distrutti e stabilendo relazioni armoniose con gli altri.

 

GIOIA, RABBIA, TRISTEZZA, PAURA: nessuna emozione è tossica: non occorre proteggersi o evitarle!

Anche se talvolta possono apparire dolorose, per la loro intensità, va proprio bene provare ogni emozione e c’è sempre qualcosa da fare al riguardo. Infatti le emozioni producono energie, orientano all’azione e sono utili nelle relazioni.

La gioia è un’emozione legata alla dimensione temporale del presente. Essa indica che va tutto bene, in questo dato momento, che il nostro equilibrio con l’ambiente e gli altri è ideale. In quanto esseri umani  proviamo gioia semplicemente nel sentirci vivi; se stiamo bene ed i nostri bisogni emotivi possono essere soddisfatti, magari ottenendo ciò dopo qualche sforzo o superando qualche difficoltà, possiamo fermarci a gustare la gioia. Esprimendola a parole e in modo non verbale – oltre che nelle nostre azioni e scelte – condividendola, celebrandola con gli altri ne saremo ben consapevoli e potremo fermare e mantenere dentro di noi traccia dei momenti piacevoli.

E se qualcuno è contento intorno a noi, facciamoci e facciamogli il ‘regalo’ di soffermiamoci e condividere la sua gioia, interessandocene… poiché la gioia è davvero contagiosa!

Anche il contatto fisico e la vicinanza diventano più semplici e piacevoli, dunque, quando c’è gioia in noi o negli altri: permettiamoceli!

La nostra rabbia è sana ed utile, in particolare se vissuta nella dimensione temporale del presente.

Questa emozione è a servizio della nostra identità: ci aiuta a prendere il nostro posto nel mondo, a costruire la nostra vita dando importanza anche a noi ed ai nostri bisogni, non solo a quelli degli altri. Infatti, se la vita è piena di frustrazioni, un po’ per tutti e adattarsi e sopportarne in una certa misura ci fortifica, è anche molto importante affermare i nostri diritti – nonché esprimere le nostre opinioni ed essere rispettati; rabbia ed irritazione sono fondamentali per non subirlo ma per trasformare il mondo circostante quel tanto che permetta anche a noi di starci abbastanza comodi e sereni.

Riguardo ai desideri, invece, tutti noi possiamo accettare che non sempre vengano soddisfatti, ma almeno ci auguriamo che ci siano riconosciuti.

Quando siamo arrabbiati avvertiamo un’intensa attivazione fisiologica: siamo invasi da un’energia che pervade i muscoli; a questo punto dovremmo imparare ad accettarla, a canalizzarla e a decidere come esprimerla, sia verbalmente che nelle azioni, senza fare danni: possiamo dare un senso a ciò che sentiamo, possiamo ascoltare la collera, individuare che cosa l’ha scatenata e fare delle richieste, in modo assertivo, ricordando che si possono accettare tutti i sentimenti… ma non tutti i comportamenti. Del resto una collera capita e rispettata dagli altri non dura molto.

La tristezza è legata alla dimensione temporale del passato: essa ci aiuta a dimenticare, a separarci e lasciar andare, a superare le perdite e ad affrontare i cambiamenti.

Quando qualcosa, qualcuno che non c’è più, ci fa bene provare tristezza e le lacrime ci sono utili: sono il segno del processo di risanamento di una ferita, danno sollievo al dolore e aiutano a superarlo. Il pianto, i singhiozzi calmano la tristezza, impedendo che un sentimento di tristezza non espresso resti dentro di noi per tanto tempo.

In realtà la tristezza ci rafforza. Se chi è attorno a noi ci resta vicino, calmo e fiducioso e ci consente di esprimerla, semmai offrendoci conforto fisico, lasciando uscire la tristezza, invece di fermarla, noi riusciremo a coltivare il ricordo di quel passato, di quella perdita, di quella persona accettando che non c’è più.

Scopriremo inoltre che condividere la tristezza può portare ad un livello maggiore di legame reciproco e di intimità con i nostri cari, dandoci immediatamente ‘qualcosa’ in cambio – qui, ora, nel presente – di ciò e di chi non c’è più.

Quando siamo tristi possiamo rallentare, prestando più attenzione a cosa sta succedendo nella nostra vita e a scoprire cosa le manca.

La paura ci proietta nell’immediato futuro, è legata alla dimensione del nuovo, dell’imprevisto e dunque di ciò che ci è in qualche modo sconosciuto; questa emozione ci aiuta a evitare rischi, a proteggerci dai pericoli ma anche a familiarizzare, ad abituarci al nuovo. Ci sono paure realistiche e concrete, legate a possibilità reali; ma ci sono anche paure smisurate ed infondate, le vere e proprie fobie.

Se abbiamo paura sicuramente il nostro cuore batte forte, ci si chiude lo stomaco, la gola si secca e le mani si fanno umide; in questo modo il nostro corpo ci prepara a fare quello che dobbiamo fare, a dare il meglio di noi. La paura ci permette di attivare in noi quella tensione che si riempie di energia per affrontare un pericolo o prepararci ad una prova.

Per affrontare le paure occorre soddisfare il nostro bisogno di informazione; possiamo imparare a pensare efficacemente pur avendo paura e provando e sperimentando, possiamo entrare in contatto con le capacità a noi utili per risolvere i problemi: possiamo fare le cose, con gradualità, pur avendo paura.

Ricordare le esperienze e le vecchie soluzioni può aiutarci a mantenere una sana energia. La paura non va eliminata o superata ma attraversata; non dobbiamo frenarci ma incoraggiarci e provare a riconoscere il desiderio che spesso si cela in noi proprio rispetto alla cosa che ci sta facendo paura. Se la paura è la previsione di qualcosa di negativo, possiamo trasformarla nella previsione di qualcosa di positivo; così essa diventa una forza motrice più che inibitrice. Spesso ci serve tempo per realizzare questo processo ma alla fine potremo essere orgogliosi di noi stessi.

 

Infine, ecco uno sguardo ai vari livelli della consapevolezza emotiva:

1) le emozioni possono essere avvertite a livello fisico: “sono in contatto con… sta succedendo qualcosa in me: sento  che… ”;

2) le emozioni possono essere riconosciute e nominate secondo il linguaggio comune: “sto provando… perché…, rispetto a… ”;

3) le emozioni possono essere espresse e condivise con gli altri, a parole ed attraverso le nostre scelte di comportamento: “io provo… quando tu… e vorrei che tu… ”.


Dott.ssa Nadia Sanza

Psicologa, psicoterapeuta

Studio medico

Piazzale Sofia 21, 85100 – Potenza

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