Sempre più spesso nello studio dermatologico succede di visitare persone, anche di giovane età, che richiedono l’eliminazione di macchie scure al volto o sulle mani.
Si tratta solitamente di lentigo solari, formazioni del tutto innocue che presentano solo un’importanza estetica, ma che spesso, soprattutto se localizzate al volto, fanno sembrare più vecchie le persone che ne sono portatrici.
Una volta venivano chiamate lentigo senili, perchè erano tipiche dell’età avanzata; ora, più correttamente, vengono chiamate lentigo solari, perchè, più che essere legate all’età anagrafica del soggetto, sono legate alla quantità di raggi ultravioletti che questo ha assorbito negli anni.
Come molte altre lesioni della pelle è infatti il sole che ne determina l’insorgenza. Un tempo quindi, solo coloro che lavoravano all’aperto, soprattutto al sud, erano esposti a questi problemi, ma ora, con la maggiore disponibilità economica e quindi con settimane bianche in alta quota, viaggi ai tropici magari in inverno e comunque con le vacanze estive alla portata di ogni tasca, tali lesioni si vedono anche in soggetti di età giovanile.
Anche in questo caso come in molti altri, molto dipende da fattori genetici: quindi può succedere che anche due fratelli, ma con tipi di cute diversi, che hanno avuto la stessa fotoesposizione nel corso degli anni, vedano le macchie comparire più in uno che nell’altro. Solitamente i tipi di cute olivastra – mediterranea si difendono meglio dai raggi solari ed in loro è meno frequente la comparsa di tali lesioni.
C’è da dire che queste lesioni sono aumentate probabilmente di numero e di importanza sia perchè ora le persone tengono di più al loro aspetto fisico che in passato e quindi le notano di più ), sia per l’aumento della durata della vita, sia per la maggiore esposizione al sole di cui prima si parlava ( ora la tintarella è in, mentre un secolo fa i nostri nonni andavano al mare con mutandoni lunghi e ben coperti ) sia, forse, per il buco dell’ozono, che permette ad una maggiore quantità di raggi di arrivare sulla superficie terrestre; non scordiamoci poi l’utilizzo smodato di solarium o lampade UVA , durante tutto l’anno, anche per chi non può permettersi la vacanza ai tropici.
Sia come sia queste macchie indubbiamente danno fastidio e fanno sembrare anziano anche chi non lo è. Spesso si cerca di correre ai ripari con creme schiarenti: tale soluzione è però del tutto inefficace. Le creme schiarenti vanno benissimo per altri tipi di macchie: quelle legate a fotosensibilizzazioni ( da profumi per esempio, o alle macchie gravidiche tipiche della gravidanza o di chi fa uso di anticoncezionali orali ), ma l’origine di queste ultime macchie è legata alla produzione abnorme di melanina che si ha nell’individuo appunto per una sensibilizzazione della pelle all’azione del sole, con produzione di maggior pigmento. Queste macchie sono quindi legate alla melanina ed anche senza trattamento, col tempo risolvono ( il cloasma gravidico è noto da secoli e moltissime gravide lo hanno avuto e visto risolvere col tempo anche senza nessuna terapia ).
Le lentigo di cui parliamo invece devono la loro colorazione ad una alterazione dei cheratinociti basali (le cellule della pelle per intenderci) quindi gli schiarenti non ottengono nulla. D’altra parte queste lentigo sono paragonabili a dei veri e propri tumori ( anche se del tutto benigni ovviamente ) e quindi non è sperabile vederle risolvere con delle semplici creme. Sono d’altronde facilmente distinguibili: la macchia da iperpigmentazione ( tipo il melasma che colpisce gli zigomi o il labbro superiore delle gravide ) ha dei margini sfumati, irregolari, come una vera e propria tintarella localizzata, mentre invece le lentigo hanno margini netti, di solito sono circolari od ovalari e con l’andar del tempo tendono ad allargarsi o farsi più scure. Inoltre spesso ne compaiono altre, sempre in zone esposte alla luce del sole: non se ne vedranno mai su una coscia o una natica ( a meno che non si sia praticato il naturismo o numerose docce solari ).
Quali terapie quindi si possono tentare per eliminarle? Un tempo si ricorreva alla dermoabrasione meccanica, vale a dire con delle frese, fatte girare da una specie di trapano dentistico si “smerigliava” la parte interessata fino a raggiungere lo strato più profondo dell’epidermide ( senza raggiungere il derma, pena la comparsa di cicatrici ). Era una pratica difficile, dolorosa, che necessitava di pazienza e perizia da parte dell’operatore, e che, a seconda del tipo di cute del paziente, poteva lasciare comunque delle tracce di colorito diverso. Spesso quindi la si riservava solo a casi estremamente gravi o estremamente invalidanti, psicologicamente, per la paziente.
Con l’avvento del laser le cose sono drasticamente cambiate: prima c’è stato il laser a CO2 che provocava un “resurfacing” ( vale a dire una dermoabrasione ) molto più controllabile di quella meccanica; ma presentava anche lui dei rischi, in quanto si trattava di un laser chirurgico, fatto per essere usato come un bisturi, che quindi per un semplice errore poteva lasciare cicatrici importanti. Ora con i nuovi laser, soprattutto con quello all’Erbio sia semplice che frazionato ( cioè in cui l’energia viene scaricata in modo molto più diffuso ) tali errori non si corrono più. Basti pensare che un “passaggio” di laser all’Erbio asporta una pellicola di epidermide di 0,1 mm di spessore, quindi occorrono numerosissimi passaggi per ottenere una lesione che interessi il derma ( in pratica occorre cercarsela proprio ). Si aggiunga che il procedimento è praticamente indolore ( il passaggio di energia è talmente rapido che il cervello non ha materialmente il “tempo” per registrare il dolore ), inoltre viene sempre associato al trattamento un getto di aria fredda nella zona trattata, quindi il paziente sente solo un modestissimo “sfrigolio” più che un dolore vero.
Dopo il trattamento si ha la formazione di una crostina superficiale nella zona trattata che dura una settimana o due. Importante è proteggere la zona dalla luce del sole, quindi questi trattamenti è opportuno vengano fatti nella stagione fredda e comunque la paziente DEVE sempre schermare dalla luce solare la zona trattata. Solitamente si procede con sedute ( 3 – 5 mediamente ) tenendosi molto superficiali per evitare il più piccolo danno, fino a quando non si ottiene uno schiarimento soddisfacente. Le sedute vengono effettuate a distanza di un paio di settimane e si consiglia la paziente anche negli anni futuri di proteggersi dal sole in quanto la comparsa di altre lesioni è molto facile ( tutta la cute del volto ha in pratica assorbito la stessa quantità di raggi quindi le zone limitrofe sono potenzialmente a rischio ).
Dr. Corrado Quadrini
Dermatologo
MILANO (MI) Via giambellino, 49
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