Le nuove generazioni hanno bisogno di imparare non solo l’alfabeto linguistico ma soprattutto quello emotivo, a scuola come in famiglia.
Questa riflessione nasce dall’osservazione all’interno dello studio terapeutico, dove sempre più spesso osservo adulti ed adolescenti incapaci di riconoscere le loro emozioni né tantomeno quello delle persone che le circondano; prosegue nelle attività formative che svolgo nei diversi contesti lavorativi , specialmente dove le emozioni e l’empatia giocano un ruolo primario. La mia preoccupazione deriva anche dall’essere a mia volta mamma di un bimbo che sta cominciando a delineare la sua personalità e la sua identità.
Si sente sempre più spesso parlare di disturbi dell’apprendimento, dell’attenzione, già in età prescolare, quindi certamente in anticipo rispetto ai tempi passati. Ritengo imprudente, a volte prematuro, assegnare un’etichetta così imponente e gravosa ad un bambino di età compresa tra i 3 e i 5 anni, senza prima svolgere un’analisi riflessiva sul contesto familiare e sociale di provenienza, sulle influenze (spesso negative) che provengono dai primi “educatori” spontanei, i genitori. Costoro a loro volta provenienti da famiglie in cui non si mastica il linguaggio emotivo, quello che viene definito comunemente di prerogativa “femminile”, per tale motivo ingiustamente ghettizzato ad uso esclusivo del gentil sesso.
L’alfabeto emotivo non è una caratteristica di genere bensì dovrebbe essere considerato universale e di pari valore a quello linguistico. Una diretta conseguenza di questa scarsa educazione è la frequente incapacità con cui molti adolescenti oggi risultano incapaci di instaurare relazioni sentimentali, se non attraverso l’armatura difensiva del supporto informatico. I giovani oggi si innamorano e si lasciano senza mai essersi guardati negli occhi, vivendo una storia d’amore (o di odio) che è solo virtuale ma credendo fortemente che sia questa la vita. Questi adolescenti saranno dei futuri adulti incapaci di vivere accanto all’Altro e persino di costruire una famiglia, saranno invece sicuramente disorientati da una profonda confusione affettiva.
È ormai risaputo che fiducia e autostima si forgiano fin dalla prima infanzia, allora in quanto adulti dovremmo chiederci quanto siamo veramente capaci di offrire un’educazione ai nostri figli o che non sia solo comportamentale (un codice di regole di comportamenti basate su ciò che per noi è giusto o sbagliato) quanto affettiva ed emozionale. A costo di andar contro ad ogni tendenza attuale.
Dott.ssa Seminara Irma
Psicologo, Pisicoterapeuta
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