Che cosa sono le emorroidi? Si tratta di una dilatazione delle vene sottomucose presenti nel canale anale (l’ultimo tratto dell’intestino), associata talvolta anche ad uno scivolamento del rivestimento interno (mucosa) del retto. Il plesso emorroidario è presente fisiologicamente in tutti gli individui ed è una sorta di “ tessuto valvola”, che contribuisce alla continenza.
Purtroppo, quando queste piccole venule si ingrossano fino a diventare dei veri e propri “nodi venosi” (detti gavoccioli), il loro compito viene meno e le emorroidi cominciano a costituire un problema: si comincia a percepire un “qualcosa di estraneo ed ingombrante” a livello dell’ano, che può diventare fastidioso, causare senso di peso o anche sanguinare.
Perché vengono le emorroidi? Sicuramente vi è una certa predisposizione familiare (colpiscono prevalentemente gli ultracinquantenni), ma anche l’alimentazione gioca un ruolo chiave nello slatentizzare il problema: bere poca acqua (meno di 1 litro al dì) ed essere stitici costringe il paziente a spingere molto per defecare ed è spesso una delle cause scatenanti la crisi emorroidaria.
Tutti i cibi speziati, soprattutto quelli ricchi di pepe, l’abbondante assunzione di caffè o cioccolato, o ancora i superalcoolici possono contribuire a rendere manifesta la patologia emorroidaria.
Cosa si può fare allora per scoprire se il problema che si presenta a livello anale o rettale sia o meno da attribuire ad una sindrome emorroidaria? Innanzitutto ci si dovrà rivolgere ad un proctologo, ossia uno specialista qualificato delle problematiche della regione ano-rettale, che sarà in grado di valutare l’esistenza e la gravità del problema (esistono 4 gradi della patologia emorroidaria: dal 1° grado , il meno grave, al 4° grado, il più grave).
In base poi alla gravità delle emorroidi vi possono essere differenti strategie di cura. Se il problema è solo all’inizio, talvolta basta correggere le proprie abitudini alimentari e di vita: bere molto (almeno 1,5-2 litri di acqua naturale al giorno), assumere fibre in abbondanza (frutta e verdura) e ridurre la sedentarietà. Se, invece, il grado della patologia è maggiormente avanzato, può essere necessario un trattamento più radicale, che può andare da una terapia ambulatoriale (quale la legatura elastica dei nodi emorroidari) fino all’intervento chirurgico vero e proprio, da effettuarsi in sala operatoria. Sarà il proctologo, in pieno accordo con il paziente, a decidere il tipo di operazione da eseguire in base alla situazione anatomica locale. Si tratta, comunque, di interventi risolutivi che, grazie alle nuove apparecchiature nonché all’attuale terapia analgesica, non sono sicuramente dolorosi come un tempo e consentono un veloce ritorno alle normali attività quotidiane.
Dott. Andrea Comba
Chirurgo dell’apparato digerente e Proctologo
Città della Salute e della Scienza di Torino-Presidio Molinette-
Non ci sono commenti