Potrebbe arrivare anche in Italia il congedo mestruale. Tre giorni di permesso al mese durante il periodo del ciclo in cui le donne potranno assentarsi dal lavoro senza doversi mettere in malattia o in ferie. La proposta di legge già presentata mesi fa alla Camera è all’esame della commissione Lavoro e potrebbe essere approvata in tempi brevi. Il condizionale è ancora d’obbligo ma sarebbe una grande conquista.
Per aver diritto al permesso le lavoratrici (con contratto a tempo indeterminato, subordinato e parasubordinato, full o part time, sia nel settore pubblico che privato) dovranno presentare certificato medico che attesti la patologia. Nei giorni di assenza, al massimo 3 al mese, non verranno detratti i soldi dallo stipendio. Il certificato andrà rinnovato entro il 30 dicembre dell’annualità in corso e presentato al datore di lavoro entro il 30 gennaio dell’anno successivo.
Le donne che ogni mese soffrono a causa di un flusso mestruale troppo abbondante potranno beneficiare di un congedo di 3 giorni dal lavoro. Almeno questo è l’intento di un progetto di legge studiato per sostenere le donne che sperimentano disturbi di vario genere durante il ciclo riassumibili con il termine dismenorrea.
Nei casi più gravi, le donne vedono abbassarsi notevolmente la qualità della vita e non riescono neppure a lavorare, finendo per essere costrette a utilizzare ferie e permessi.
Stando alle statistiche, almeno il 30 per cento delle donne soffrirebbe di dismenorrea, e alcune non possono far altro che rimanere a letto per il dolore.
In altri Paesi del mondo, il permesso causa ciclo esiste da anni: in Giappone era già presente nel 1947 e in Indonesia nel 1948. Recentemente, il congedo per chi soffre di dismenorrea è stato adottato nel 2001 in Sud Corea e a Taiwan nel 2013. In Oriente esiste, infatti, la credenza che se le donne non si riposano nei giorni del ciclo avranno poi difficoltà durante il parto: il permesso è vissuto come una forma di protezione della natività.
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