Il fumo di sigaretta

Il fumo di sigaretta è un importante fattore di rischio modificabile per le malattie cardiovascolari.

Dalla combustione della sigaretta sono stati indentificati più di 4800 composti chimici e 69 agenti cancerogeni. La nicotina è il componente responsabile della dipendenza, ma non è l’unico agente principale che agisce sul sistema cardiovascolare. Gli ingredienti specifici del fumo di sigaretta responsabile dei suoi effetti cardiovascolari non sono pienamente riconosciuti, ma includono gli idrocarburi policiclici aromatici, agenti pro-ossidanti e polveri sottili.

Si stima che nell’anno 2030, le sigarette uccideranno 10 milioni di persone, il 70% dei quali nei paesi a basso e medio reddito.

L’uso del tabacco è un grave problema sanitario e sociale in tutto il mondo. Il fumo è una delle abitudini più potente e diffusa, dà dipendenza e ha influenzato il comportamento degli esseri umani per più di quattro secoli. Il termine scientifico per l’alcaloide del tabacco responsabile della dipendenza, la nicotina, deve il suo nome all’ambasciatore francese in Portogallo, Jean Nicot che aveva reso popolare l’idea che il tabacco avesse poteri curativi. La nicotina è un potente agente farmacologico con una vasta gamma di effetti stimolanti e depressivi che coinvolgono il nervoso centrale e periferico, cardiovascolare, endocrino, e molti altri sistemi.

Gli effetti sistemici del fumo
Il fumo colpisce numerosi organi con conseguenti svariate malattie legate al tabacco. Cerchiamo di ricostruire insieme qual è il percorso che compie la nostra cattiva abitudine per comprendere meglio i danni che può provocare.

Il momento in cui accendiamo la nostra prima sigaretta della giornata ci fa capire quanto forte è il tipo di dipendenza: prima la accendiamo, prima ne abbiamo bisogno dopo una notte di “astinenza”.

Appena portiamo la sigaretta accesa alle nostre labbra e la avvolgiamo inspirando, il fumo riempie la nostra cavità orale impregnando le pareti, i denti, le guance, la lingua, la faringe, la laringe. Da qui scende dritto giù nella trachea, poi nei bronchi, nelle loro infinitesime diramazioni sino a giungere negli alveoli, delle piccolissime camere dove l’aria e il sangue si incontrano scambiandosi i gas.

Per questo motivo i primi organi che vengono in contatto con l’esposizione al fumo sono i primi a risentirne. L’introduzione cronica nel tempo è dimostrata aumentare il rischio dei tumori alla lingua, labbra, laringe, polmoni. La bronchite cronica e le riacutizzazioni annuali con bronchiti e polmoniti con necessità di ricorrere a terapie antibiotiche sono pressoché la normalità per i fumatori da oltre 20 anni. Lo avete mai visto un paziente operato di tumore alla laringe? E’ molto facile riconoscerlo, ha un buco alla base del collo, che solitamente copre con un fazzoletto o un foulard e talvolta è costretto a parlare solo mediante una specie di macchietta che appoggia al collo producendo una voce metallica…

Ma torniamo al nostro percorso. Il fumo dagli alveoli passa direttamente nel sangue (da quando facciamo un “tiro” impiega circa 10-15 secondi), portandosi i veleni e le sostanze ossidanti attraverso tutto l’albero arterioso e venoso. Qui viene in contatto con le famigerate placche di colesterolo presenti sulle pareti delle nostre arterie, accelerando la loro capacità di crescita. Queste placche “infiammate” sono le principali responsabili di infarti cardiaci, aneurismi aortici, ictus e malattie vascolari periferiche, aumentando il rischio del 20-30% circa.

Inoltre il sangue impregnato di fumo arriva al rene per essere depurato e parte dei suoi elementi tossici filtrano nel rene, negli ureteri, nella vescica sino ad essere espulsi con le urine. Per questo motivo è stato osservato un collegamento diretto ai tumori della vescica, della prostata e del rene.

Durante la nostra gestualità capita inoltre che una parte del fumo non entri nelle vie respiratorie, ma prenda la strada dell’apparato digerente attraverso esofago e stomaco. Questo spiega come si elevi anche il rischio di tumori del pancreas, esofago e stomaco. Senza considerare l’aumento di gastriti, reflusso gastro-esofageo e ulcera.

Inoltre il fumo è uno stimolo ossidativo cronico che condotto per anni si ripercuote anche sulla pelle, le unghie, i denti, gli occhi, i capelli. Provate ad osservare mediamente i fumatori quante rughe hanno in più dei loro coetanei non fumatori. Per non parlare del colore dei denti, delle unghie e delle sclere (il bianco degli occhi) che assumono un colore giallastro dopo circa 10-20 anni di abitudine.

Il rischio di malattie cardiovascolari tra i fumatori è dose-correlata, ma bastano anche piccole dosi quotidiane (1-4 sigarette al giorno) per aumentare significativamente il rischio.

La disfunzione erettile, cioè l’impotenza nell’uomo, è stata associata con il fumo di sigaretta e il miglioramento dell’impotenza è stato osservato con la cessazione del fumo.

Anche l’esposizione al fumo passivo è associato ad un aumentato rischio di morte per malattie cardiache, cancro ai polmoni, e un aumento della frequenza delle infezioni respiratorie soprattutto nei bambini.

Spesso accade che un fumatore abbia anche più alti livelli di colesterolo, di zuccheri nel sangue e un eccesso di peso corporeo. Questa condizione viene chiamata sindrome metabolica cioè una condizione in cui più aspetti del metabolismo sono disfunzionanti e si amplificano a vicenda così che il rischio di ciascun fattore singolarmente incida molto di più quando presente insieme ad altri.

Cosa possiamo fare
Dopo questa terribile rassegna cerchiamo di capire come possiamo migliorare la nostra condizione di fumatori. Entrambi gli effetti sul sistema cardiovascolare, sia quelli negativi del fumo di sigaretta che quelli benefici dalla sua cessazione, si verificano rapidamente. Il rischio di infarto del miocardio si dimezza entro un anno dalla cessazione.

Non siamo mai in ritardo per decidere di smettere di fumare. Anche dopo aver avuto una malattia cardiovascolare la cessazione riduce il rischio di mortalità. Questo rischio scende di circa il 50% un anno dopo la cessazione e si avvicina a quella di una persona che non ha mai fumato in tre o quattro anni. Anche gli individui di età superiore a 60 anni beneficiano significativamente dopo la cessazione del fumo. Smettere di fumare conferisce anche notevoli vantaggi in persone con malattie cardiache gravi. Smettere di fumare riduce il rischio di mortalità per qualsiasi causa di circa il 29% tra i pazienti già affetti da una malattia cardiovascolare. La cessazione del fumo deve essere considerato come un atto terapeutico, piuttosto che un intervento preventivo, al pari delle medicine che dobbiamo assumere.

 


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Dr. Gianfranco Aprigliano
Specialista in Cardiologia
Interventistica cardiovascolare
Milano

 

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