La realtà affettivo – relazionale, fatta di incontri apparentemente casuali, in realtà ricalca modelli antichi, originari interiorizzati che si riattualizzano nella nuova avventura del partner progettuale.
Solo in apparenza l’altro viene scelto razionalmente pensando che sia un caso l’incontro e la scelta.
In realtà tendiamo ad attrarre e a essere attratti da persone che ci richiamano a funzionamenti noti, poiché riconosciamo inconsciamente segni del linguaggio non verbale, emotivo, gesti, sguardi, tono della voce, postura, espressioni verbali, mimica, atteggiamento sociale interpersonale.
E’ in quell’istante che avviene l’aggancio della personalità dipendente affettivamente, il bisogno di essere nutriti emotivamente, essere visti, avvolti, scelti, di sentirsi importanti unici.
Esperienza che a livello originario, in seno alla famiglia, per dinamiche ancora più antiche trans generazionali, vale a dire che partono da più generazioni, non vi è stata una sufficiente attenzione dei bisogni emotivi, un adeguato riconoscimento affettivo, rassicurazione, rispecchiamento, il vissuto di legittimazione di occupare uno spazio emotivo.
Ecco è proprio lì in quel vuoto, in quella voragine affettiva che si inserisce la personalità narcisista.
Un attore ha bisogno di un palcoscenico e di un pubblico perché possa essere messa in scena la rappresentazione del rispecchiamento: se mi vedi esisto- ti vedo esisti.
L’esperienza avvolgente, la luna di miele (espressione utilizzata anche dall’incontro con la droga pesante e il tossicodipendente nella fase iniziale di benessere, prima dell’incastro provocato dall’assuefazione e il tormento che ne consegue), nutre il dipendente illudendolo di sfiorare la possibilità di riparare la ferita originaria, come un bimbo alla ricerca di un adulto cui riferirsi, in cerca di riparo e accudimento di rassicurazione.
Il narcisista patologico dopo aver illuso, sedotto il dipendente lo ha incastrato come il ragno con la sua tela. Una volta dentro la tela non riuscirà più a muoversi, attraverso attacchi all’autostima, svalutazione, invisibilità.
Creata la dipendenza inizia la deprivazione affettiva, la sensazione di essere affamati di elemosinare una visibilità dell’esistere emotivamente di poter tornare in quella dimensione centrale, di essere portati di nuovo a trionfo, scelti tra tanti portati in alto per essere poi lasciati cadere nel vuoto del disorientamento, della solitudine, della svalutazione, dello schiacciamento.
E’ in questo momento che lentamente si insinua la perdita dei parametri interni, di una centratura labile all’origine di una dimensione di annichilimento del senso di identità.
La realtà esterna relazionale con il partner narcisista, gli attacchi aggressivi e svalutanti si agganciano al super-io ipertrofico presente nella personalità dipendente che schiaccia l’Io. Allora la disarmonia delle istanze psichiche, il mondo interno diventa lo scenario rappresentato dalla realtà affettiva attuale che mima la matrice originaria, quello che Bowlby ha chiamato modello operativo interno.
Il trattamento terapeutico si orienta ad accogliere la vittima del narcisista, la personalità dipendente affettivamente, che esce dalla relazione disfunzionale distrutta, annientata nell’autostima e ancora più in profondità nell’immagine di sé.
Dott.Liliana Matteucci
Psicologa clinica Psicoterapeuta