Perché malattia venosa cronica e non, come usualmente viene definita, insufficienza venosa cronica? Il concetto di insufficienza è legato allo squilibrio emodinamico dovuto alla incontinenza degli assi venosi degli arti inferiori, mentre la definizione di malattia o, meglio, di “disturbi”, come viene detta tale patologia in inglese, comprende tutto il corredo di segni e sintomi soggettivi che possono non essere legati alla disfunzione emodinamica, ma essere condizioni funzionali o precoci di alterazione dello scarico venoso.
La malattia venosa cronica è una patologia insidiosa per le sue molteplici manifestazioni cliniche. Dai dati epidemiologici emerge un quadro molto chiaro: la patologia è spesso sottovalutata o ridotta ad un semplice problema estetico. Non se ne percepiscono la pericolosità e le conseguenze. Eppure ogni medico sa che dal “disturbo” di modesta importanza della fase iniziale (dolore, pesantezza, gambe stanche) la patologia può evolvere in segni più evidenti come varici ed edema fino alle complicanze più drammatiche, dalla ulcerazione della cute, alla lipodermatosclerosi o alla flebite o, addirittura, portare tragicamente all’embolia polmonare, con rischio della vita stessa. Si tratta di un fenomeno di grande impatto sanitario e sociale, con ricadute importanti sul piano dei costi per l’individuo e per la collettività. I pazienti, in modo particolare le donne, non sono molto informati sui rischi che si nascondono dietro ai primi segni della malattia, quelli ritenuti erroneamente solo antiestetici. Non dando grande importanza a questi segni, e per di più davanti al costo dei farmaci, si rischia che vengano considerati solo inestetismi legati all’età che avanza e si tramutino nel tempo in patologie gravi, con necessità di ricovero ospedaliero.
Da ciò si comprende quanto sia importante il ruolo del medico di base nella diagnosi, nella valutazione e soprattutto nella corretta gestione del paziente, considerando la cronicità e l’evolutività della patologia. È importante che il medico di base faccia capire al soggetto predisposto, che spesso non se ne rende conto, che la piccola vena antiestetica di oggi si può trasformare in un’ulcera di domani e perfino in un’embolia polmonare dopodomani.
È importante altresì, nella cura dell’insufficienza venosa cronica utilizzare la terapia più appropriata fin dalle prime fasi della patologia per evitare le complicanze ed i rischi con il passare del tempo. Terapia che va assunta dal paziente tutto l’anno con un aumento del dosaggio nel periodo stagionale o quando i sintomi sono maggiormente evidenti. Essenziale è la prevenzione e le più recenti acquisizioni scientifiche, insieme all’osservazione delle variazioni del clima in generale e del microclima in cui viviamo, dimostrano che essa deve essere effettuata anche in inverno mediante idoneo trattamento.
Nell’ambito della terapia medica, il medico è chiamato a scegliere in base alle indicazioni delle Linee Guida Nazionali ed Internazionali e alla Medicina Basata sulle Evidenze (EVB), che oggi indicano in modo chiaro la frazione flavonoica purificata e micronizzata (FFPM) come la terapia che ha portato i maggiori benefici.
Altro cardine terapeutico del trattamento conservativo della malattia venosa cronica è la compressione elastica che in genere viene attuata mediante l’uso di calze a compressione graduata, preventive o terapeutiche, o di bende elastiche.
L’uso di tali presidi è di fondamentale importanza nella prevenzione dei soggetti a rischio e di quelli con malattia iniziale, dove l’uso, associato alla terapia medica, è in grado di evitare o quantomeno di ritardare di molti anni la comparsa delle complicanze.
Il trattamento compressivo è basilare nel trattamento delle lesioni trofiche. Infatti, come riportato dalle Linee Guida, il trattamento dell’ulcera venosa risente efficacemente della terapia compressiva successiva a detersione chirurgica e/o farmacologica locale, mediante calze compressive elastiche, bendaggio di Unna, bendaggio multistrato.
In conclusione l’uso dei farmaci flebotropi e, in particolare, della FFPM trova la sua indicazione clinica sui sintomi soggettivi e funzionali della malattia venosa cronica (dolore, stancabilità, crampi notturni, pesantezza, tensione) e sull’edema oltre che ridurre i tempi di guarigione delle lesioni trofiche.
altro impoirtante presidio terapeutico è la sclroterapia e la scleroterapia con schiuma. Con tali trattamenti possono essere eliminati in mdo completamente non invasivo e in regime ambulatoriale tutti i segni della malattia venosa cronica cone le vene reticolari, le telangictasie e, soprattutto, le varici.
Prof. Pier Luigi Antignani
Direttore Centro Vascolare, Nuova Villa Claudia, Roma