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La Coxalgia

Cos’è
La coxalgia è l’espressione dolorosa di un processo patologico a carico dell’articolazione coxo-femorale; tale articolazione è soggetta ad elevate pressioni durante il suo funzionamento, sia in ortostasi che durante la deambulazione specie in caso di posture scorrette.

Cause
Coxartrosi: (forma idiopatica o primitiva tipica dell’età avanzata), conseguenza di uno squilibrio tra degenerazione e rigenerazione del rivestimento cartilagineo e progressiva usura. Nel tempo il processo patologico coinvolge progressivamente il tessuto sinoviale e l’osso subcondrale (strato di osso che sta sotto alla cartilagine articolare) fino a portare, nei casi più gravi, al collasso articolare. Quando il rivestimento cartilagineo si assottiglia fino ad esporre l’osso sottostante, quest’ultimo reagisce addensandosi e producendo speroni ossei (osteofiti) alle estremità della superficie articolare. Nelle fasi più avanzate dell’artrosi, la capsula articolare s’ispessisce e i muscoli si retraggono fino a determinare gravi deformità. L’usura della cartilagine determina, inizialmente, dolore all’anca e riduzione della fluidità dei movimenti; successivamente, il danno della cartilagine si estende anche ai tessuti vicini che partecipano al movimento articolare, con peggioramento dei sintomi dell’artrosi. Il processo degenerativo ha inizio nelle cellule della cartilagine e nella matrice, sotto le abnormi sollecitazioni meccaniche che alterano il normale rapporto condrocita/matrice e per l’attivazione di fattori umorali infiammatori (IL-1, TNFa). La coxartrosi colpisce maggiormente le persone tra i 40 e i 60 anni e, più frequentemente, donne e soggetti in sovrappeso o obesi.
La coxartrosi non è solo dell’adulto ma si può presentare anche nel giovane; le forme più frequenti a carico del paziente giovane sono:
– La Displasia dell’anca nel bambino: malformazione congenita che porta gradualmente alla dislocazione della testa del femore nella cavità acetabolare; quest’alterazione dei capi articolari si deve ad un anomalo sviluppo in epoca intrauterina ed è favorita da una predisposizione genetica o da vari fattori ambientali (es. posizione podalica del feto durante la gestazione, marcata lassità dei legamenti dell’articolazione etc.).
– Il conflitto femoro-acetabolare (incompatibilità tra i due componenti dell’articolazione che finiscono per urtarsi tra di loro e usurarsi). Colpisce soprattutto giovani adulti di sesso maschile che praticano sport in quanto i movimenti ripetitivi accentuano il problema.
– La necrosci ischemica della testa del femore (osteonecrosi), nella quale una parte più o meno estesa della testa femorale non riceve più un’adeguata perfusione sanguigna (ischemia) e alla fine il tessuto osseo ischemico perde la propria vitalità (necrosi).
– Traumi, infezioni, tumori.

Altre possibili cause di coxalgia sono quelle infiammatorie che coinvolgono i tessuti di natura fibrosa che circondano l’articolazione.

Sintomi
– Dolore nella regione inguinale con irradiazione alla regione interna della coscia fino al ginocchio (più frequente);
– Dolore nella regione glutea;
– Dolore nella regione trocanterica (all’altezza del femore).
Una caratteristica importante del dolore è la sua evoluzione progressiva; inizialmente viene accusato camminando o dopo sforzi prolungati, per attenuarsi con il riposo; nelle fasi più avanzate, il dolore tende a persistere nel tempo.
– Sensazione fastidiosa di rigidità dell’articolazione
– Zoppia ( la più comune è la cosiddetta “zoppia di fuga” o “di appoggio”), provocata dal tentativo di abbreviare l’appoggio sull’arto ammalato.
Il progredire della patologia può rendere problematico lo svolgimento delle più piccole e normali attività quotidiane e si può passare da limitazioni gravi della deambulazione fino ad una totale infermità.
Nelle forme infiammatorie dell’anca, il carico e il movimento scatenano il dolore articolare; tale dolore può non essere presente alla palpazione; in alcuni casi la palpazione permette di identificare dei punti di dolorabilità (in genere in corrispondenza del grande trocantere); in questi casi la parte ossea dell’anca verosimilmente non è ammalata, mentre possono esserlo i tessuti molli circostanti (tendiniti e borsiti).
Quando il dolore è riferito posteriormente e più alto, questo è più comunemente conseguente a patologia della colonna vertebrale o dell’articolazione sacroiliaca.

Diagnosi
Il primo approccio strumentale è quello di una Rx standard frontale del bacino associata alla radiografia assiale dell’anca dolente, indagini che sono in grado di aiutare lo specialista a formulare la diagnosi ( una Rx può evidenziare un restringimento articolare causato dalla progressiva scomparsa della cartilagine).
Indagini ulteriori, come TAC, Risonanza Magnetica ed Ecografia (in grado di valutare patologie indotte dai tessuti molli periarticolari), possono fornire informazioni in merito ad alterazioni specifiche presenti all’interno della articolazione.

Cura
– Migliorare lo stile di vita attraverso una dieta personalizzata per la riduzione del peso.
– Praticare attività fisica con esercizi mirati, atti a migliorare il supporto muscolare all’articolazione.
– Buona norma è quella di sottoporre i pazienti ad esame posturologico in quanto è facile riscontrare coxalgia da sovraccarichi unilaterali in soggetti con difetti della postura; in tali casi si potrà fare ricorso all’applicazione di plantari propriocettivi o ortesici correttivi.
– Nei casi di forte dolore: controllare i sintomi dolorosi con i comuni antinfiammatori, analgesici
– Infiltrazioni di acido ialuronico con azione di “lubrificazione” dell’articolazione e in grado di ridurre i processi di attrito e di infiammazione.
– Cicli di fisioterapia e/o sedute osteopatiche di decoaptazione della testa del femore dalla cavità acetabolare per il recupero della mobilità dell’anca
– Attività fisica leggera, cercando di non caricare troppo il peso sull’anca. Una delle attività più consigliate è la cyclette: pedalando è infatti possibile movimentare l’articolazione e rafforzare le fasce muscolari, evitando di sottoporre a un eccessivo stress gli arti inferiori.
– Sia nelle forme acute che in quelle croniche, molto utili sono i trattamenti con l’agopuntura e con la mesoterapia (somministrazione di collagene di suino e rimedi omotossicologici “personalizzati”) in punti del corpo scelti secondo le direttive omeopatiche/omotossicologiche/agopunturistiche, soprattutto negli anziani e in coloro che non possono o che non intendono prendere farmaci. L’esperienza maturata con questi trattamenti, mi porta a ritenere che quest’ultima sia una terapia molto valida.
– Tecniche strumentali: Tecar, Laser, Ultrasuoni, Elettroterapia Antalgica
– Nei casi gradi di compromissione dell’anca con forti dolori, rigidità funzionale, impotenza severa e gravi limitazione dei movimenti, potrà essere presa in considerazione l’opportunità di ricorrere a trattamenti chirurgici conservativi volti a stabilizzare l’articolazione (protesi ).

 

Dott. Aldo Ruocco

Neurologo, Omeopata Esperto in Agopuntura, Osteopata

 

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