LA COCCIGODINIA

Il coccige è formato dalle ultime vertebre della colonna vertebrale.
Con il termine coccigodinia si intende il dolore che si avverte nella zona del coccige, ovvero fra la piega formata dai glutei. Soprattutto.
Questo dolore può essere “sordo”, costante, ma spesso viene esacerbato dalla posizione seduta in modo acuto tanto da costringere la persona ad assumere posture non idonee (anche per l’intera colonna vertebrale) o ad usare la “ciambella”
Potendo avere varie cause (cadute misconosciute o non ricordate, dopo un parto naturale, a seguito di sforzi ripetuti di varia natura o interventi chirurgici), il trattamento della coccigodinia deve tendere a individuarne l’origine e quindi instaurare l’opportuna terapia.
Il dolore, spesso è intenso, definito intollerabile, può condizionare in modo anche serio i rapporti sociali, lavorativi e di relazione interpersonale.
Esso può regredire spontaneamente per poi ripresentarsi anche a distanza di anni e perdurare a lungo nel tempo con la medesima intensità o anche essere ingravescente.
La coccigodinia si osserva con significativa incidenza maggiormente nelle donne e tale preferenza potrebbe essere spiegata con la differente conformazione anatomica della pelvi femminile che, in genere, espone di più le vertebre coccigee.
La causa del dolore, in assenza di altre evidenti patologie, nella maggior parte dei casi va riferita a un’infiammazione cronica del coccige per una sorta d’instabilità o microinstabilità.
Coccigodinia: cosa fare?
La coccigodinia, contrariamente a quello che comunemente si ritiene, nella maggioranza dei casi, può essere curata.
Come per quasi tutte le affezioni della colonna vertebrale, il trattamento, in prima istanza e in linea di massima, deve essere quello medico-conservativo che comunque non dovrebbe essere prolungato oltre i 6 mesi, principalmente in rapporto a quella sofferenza soggettiva che solitamente condiziona la qualità della vita di chi ne soffre.
Al fallimento della terapia medica, può seguire quella chirurgica.
La Terapia Chirurgica
La terapia chirurgica, che in genere consiste nell’asportazione della parte di coccige maggiormente dolente (in genere 1 o 2 vertebre), risulta efficace se sono state sicuramente escluse altre cause di coccigodinia.
L’atto chirurgico praticamente è privo di rischi e complicanze e può essere effettuato in anestesia locale e in Day Surgery.
Una complicanza fastidiosa può essere, vista la sede dell’operazione, l’infezione della ferita che, però, adeguatamente trattata porta a guarigione senza reliquati.
Un’opinione errata anche di molti medici sugli scarsi risultati della terapia chirurgica della coccigodinia fa sì che molti pazienti vengano dissuasi dall’intraprendere tale decisione e pertanto i casi che giungono al tavolo operatorio sono in numero di gran lunga minore a quello che, in realtà, dovrebbe essere.
Il successo di molti casi trattati chirurgicamente dovrebbe portare invece ad un’inversione di tendenza e far così in modo che molti pazienti non debbano soffrire a causa di pregiudizi e convinzioni errate.
Un dato da tenere in considerazione è che solitamente il dolore regredisce molto lentamente, a volte anche in 6 mesi, ma la regressione dei sintomi nella maggior parte dei pazienti anche dopo 2 settimane ne abbassa la media.
Tale dato può dare adito a controversie sull’utilità dell’intervento a favore della terapia conservativa, ma a tal proposito vanno considerati alcuni aspetti importanti.
Il paziente che giunge al tavolo operatorio ha una storia di dolore invalidante da molto tempo (da 6 mesi a 5-10 anni) ed inefficacia della terapia medico-conservativa.
Il paziente operato in genere ottiene risultati favorevoli entro 6 mesi, quindi il buon esito della procedura chirurgica è evidente.
Ovviamente, come in ogni campo della terapia medica e chirurgica, vi può essere l’insuccesso, ma la poca invasività della procedura chirurgica effettuata in anestesia locale, la brevità dei tempi chirurgici (15-30 min.), la pressoché assenza di ogni complicanza, giustifica tale approccio alla terapia della coccigodinia.
Personalmente ho trattato, fino ad oggi (dicembre 2017) circa 90 casi (i pazienti vanno accuratamente selezionati) tutti con un buon successo sul dolore.
I casi di infezione della ferita chirurgica che hanno necessitato di trattamento medico giornaliero e risoltesi in circa 1 mese sono stati 3.
Il motivo per cui la regressione del dolore avviene così lentamente non è molto chiara.
Una spiegazione potrebbe essere che l’origine del dolore non è solo nel punto che poi verrà operato, ma può riguardare un’area più estesa.
L’intervento, rimuovendo la spina irritativa formata dalla conformazione delle vertebre interessate che sono ad angolo con convessità verso l’esterno, cioè verso il piano cutaneo corrispondente, evita la continua sollecitazione e il mantenimento dell’infiammazione estesa anche ad un’area maggiore del coccige.
Pertanto la regressione del dolore non si avrà nell’immediato, presupponendo la necessità di un tempo più o meno lungo per disinfiammare una zona altrettanto a lungo sollecitata dal dolore.

Dr. Giovanni Migliaccio
Specialista in Neurochirurgia

 

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